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PROTESI D'ANCA

Per artroprotesi d’anca s’intende la sostituzione della testa del femore con un emisfero in metallo o in ceramica montato su un sostegno, mentre la superficie della cavità acetabolare viene ricostruita con una cuffia in polietilene (plastico) o in metallo ricoperto da una pellicola di polietilene. La protesi potrà essere cementata o fissata solidamente a pressione senza cementazione. Un cenno a parte va fatto per l’endoprotesi: questa sostituisce solo la parte femorale che andrà ad articolarsi con il cotile del paziente. Viene utilizzata solo nel paziente molto anziano che abbia subito una frattura del collo del femore; in tali pazienti, con limitazioni funzionali gravi e/o con importanti malattie generali, la scelta di applicare una EP riduce i tempi chirurgici e quindi i rischi operatori e permette una veloce ripresa della verticalità e della deambulazione. Il cemento offre già la sua massima resistenza 15 minuti dopo l’inserimento. Per la neoformazione ossea sono necessarie 6 settimane. Per le non cementate di solito una stabilità adeguata viene raggiunta in 6 settimane.

 

Per quanto riguarda l’aspetto fisioterapico è importante sapere che l’elevazione dell’arto inferiore a ginocchio esteso (SGE) può produrre forze di taglio destabilizzanti sull’impianto d’anca che dovrebbero essere evitate. Anche l’abduzione dell’anca in decubito laterale (AL) produce le suddette forze destabilizzanti. La resistenza iniziale in rotazione di un’anca non cementata può essere bassa e può essere opportuno proteggere l’anca da forze rotazionali importanti per 6 settimane o più. Una volta concesso il carico completo, è essenziale che il paziente continui a usare un bastone tenuto nella mano controlaterale finché termina la zoppia: serve a impedire che si sviluppi il segno di Trendelenburg. Per quanto riguarda le scale bisogna salire prima con l’arto sano, tenendo le stampelle sul gradino inferiore, finché entrambi i piedi non siano sul gradino superiore, poi portare entrambe le stampelle sul gradino. Se è possibile reggersi al corrimano.Scendere le scale sistemando le stampelle sul gradino si totale d’anca nella fase postoperatoria (Cameron)

- Lussazione posteriore: flessione, adduzione e intrarotazione possono causare lussazione

- Lussazione anteriore: estensione, adduzione ed extrarotazione possono causare lussazione

 

COSA S'INTENDE PER PROTESI SU MISURA

Con il termine protesi su misura si vuole descrivere una protesi costituita da componenti (collo e testa) intercambiabili (“modulari”) che permettono di ripristinare le condizione anatomiche ottimali (es: lunghezza). Questo concetto di “modularità” consente di adattare una protesi standard alle diverse caratteristiche anatomo-fisiologiche del paziente (forma e dimensione femorale), senza compromettere il corretto posizionamento, e quindi maggiore possibilità di stabilità nel tempo dello stelo e del cotile, e senza aumentare in modo eccessivo il numero delle taglie; tutto ciò grazie ai colli intercambiabili che, agendo sulle tre variabili spaziali,  permettono di raggiungere 27 punti nello spazio; inoltre, disponendo di testine a 3 lunghezze, la disponibilità reale diventa di 81 punti disposti nelle 3 dimensioni. Queste protesi ci vengono in aiuto anche nei casi in cui l’anatomia dell’articolazione dell’anca non sia fisiologica a causa di alcune patologie, quali, per esempio, la displasia congenita e negli eventuali interventi di revisione per mobilizzazione della componente femorale, offrendoci maggiori possibilità di riottenere le condizioni anatomiche ottimali. Inoltre, in alcuni interventi di primo impianto, quando, per motivi di tenuta siamo costretti a posizionare la componente cotiloidea con un angolo di inclinazione e/o di anti-retroversione non fisiologico, i colli modulari ci permettono di correggere questo minimo errore in modo da mantenere comunque una corretta articolarità ottenendo, in aggiunta, una buona tenuta della componente cotiloide

 

MINI INVASIVITA'

La mini-invasività prevede l’inserimento della protesi attraverso una minima incisione cutanea ( I primi interventi eseguiti negli Stati Uniti prevedevano una doppia possibilità: eseguire l’impianto di una protesi con una singola mini-incisione cutanea postero-laterale di circa 5 cm, oppure attraverso due mini-incisioni, una anteriore e una posteriore di 3-4 cm, nella regione dell’anca ), un sacrificio ridotto o assente delle strutture muscolari e capsulo-legamentose e in alcuni casi anche un minore sacrificio di tessuto osseo.Tra i vantaggi: meno dolore post-operatorio, ricovero ospedaliero più breve e recupero accelerato delle attività quotidiane.

 

BIBLIOGRAFIA

- M.Ulivi Resp. U.O. Ortopedia e Traumatologia Istituti Clinici Zucchi, Monza
- Brotzman - La riabilitazione in ortopedia
- Morlacchi-Mancini - Clinica Ortopedica
- L'intervento di Artroprotesi d'anca - I.O. Rizzoli di Bologna